10 Ottobre 2017

Carpenter, un povero regista in un mondo orrendo

Non fa più film dal 2010. Ma è un mito. “No, non me ne frega. Non m’importa di lavorare. Bisogna alzarsi presto la mattina. E poi, ca**o, io suono, no?”. John Carpenter è un mito. Per alcuni è un genio del cinema. Molto meglio di Quentin Tarantino, per dire. Ultimo film nel 2010, The Ward. Oggi Carpenter, 69 anni, suona. Ha firmato due album con i figli, Cody e Daniel, dallo stesso titolo, Lost Themes. Tra una settimana è previsto un nuovo disco, Anthology: Movie Themes 1974-1998. Le musiche che Carpenter ha scritto per i suoi film. E che razza di film. Eccone una mitragliata, a caso. Halloween. La notte delle streghe (1978), La cosa (1982), Grosso guaio a Chinatown (1986), Il seme della follia (1994). “Lascia perdere. Io i miei film non li rivedo. Sarebbe una tortura. Ma ti rendi conto? Non vedrei altro che gli errori. Non voglio avere nulla a che fare con i miei film dopo che li ho terminati”. Tra i film, il cult assoluto, chi non lo sa, è 1997: Fuga da New York, che è stato girato nel 1981, scritto tutto da Carpenter, con Kurt Russell indimenticabile e un cast a orologeria (Lee Van Cleef, Ernest Borgnine, Donald Pleasence). Non parlatene a Carpenter, comunque. Gliene frega nulla. “Sa, Robert Rodriguez è pronto a fare il remake del suo film…”, sussurra il povero Lanre Bakare, giornalista del Guardian. “Felice per lui”, risponde, caustico, Carpenter. “Basta che mi paghino i diritti. Se mi pagano, è una figata. Se non mi pagano, mi frega un ca**o. Se non mi pagano è una ingiustizia. Io sono vecchio e ho bisogno di soldi. Pagatemi”. Vecchia volpe, Carpenter non cade nella trappola della vanità. Quando l’intervistatore gli sibila, “ma, guardi, i suoi film vengono visti come i ‘classici’ del cinema”, lui lo stoppa, “tutto quello che faccio è istinto. Non so cosa vuol dire essere un ‘classico’. Sono solo un povero regista che cerca di campare in questo mondo orrendo. Se cominciassi oggi, non mi cagherebbe nessuno”. E poi racconta di quando, negli anni Settanta, girava con una fotografia enorme di John Wayne sul cofano della macchina. “Io amavo davvero John Wayne…”. Gli amici volevano linciarlo. Il re dell’horror che ha una passione per John Wayne, il viso cowboy degli Usa. Mai visto. “Diciamo che mi piace, ieri come oggi, far incazzare i miei amici. Lo so, è una cosa brutta, ma cosa posso farci?”. Intervista stracult.

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