Ci vuole intransigenza. Una oltranza oltre l’osare. Ignifughi alle classifiche, va detto – tanto è ovvio – che Franco Battiato è il cantautore assoluto della musica italiana. Anzi, no. Neppure assoluto lo spiega. È come chi dorme con frattaglie di vetri sotto il cuscino per dare più lucidità e forza di sangue ai sogni. Insomma. 23 marzo 2018. Battiato ne fa 73. Da M.elle le ‘Gladiator’ (alzi la mano chi l’ha ascoltato) a L’imboscata (questo l’hanno ascoltato tutti, per lo meno per La cura), ogni disco di Battiato – che a me è sempre parso il Borges italiano – è un mondo. Orizzonti perduti, Come un cammello in una grondaia e Caffè de la Paix sono dei ‘classici’, un patrimonio dell’immaginario che spero ancora di trovare – così nitido, così innocente e intagliato – nell’opera di un grande poeta o di un grande narratore (ma l’avete sentito il gracile e glaciale Sui giardini della preesistenza?, ma dove sono i poeti capaci di una visione così proteiforme sull’epoca?). Eppure, Battiato si sgomina nei dettagli. In album di generosa psichedelia, come Gommalacca, dove la Kundalini balla il tango con Maria Callas (micidiale Casta diva), ma il cuore di ogni non-ritorno è nell’ultima canzone, Shakleton, immagine della natura pericolosa – letale – del canto. Battiato che compila dèi ignoti sul pentagramma, che anela alla fuga, l’estrema (Nomadi), ed è su tensioni devote che scrive la canzone che massacra le ossa, dandoci alla resa (L’ombra della luce). Fabio Zuffanti, musicista d’avanguardia, indomabile, a Battiato ha dedicato un libro, Franco Battiato: La voce del padrone. 1945-1982: Nascita, ascesa e consacrazione del fenomeno, che sarà edito da Arcana tra un mese. Lo abbiamo intervistato.
Allora. Battiato 73. 73 anni. È ancora lui l’avanguardista della musica italiana?
Lo è, ogni nuovo disco è un tassello ulteriore nella sua sperimentazione. Anche quando sembra faccia canzoni simili in realtà dentro ci sono sempre nuovi spunti e visioni.
Quali sono, a tuo avviso, le caratteristiche peculiari che rendono indelebile al tempo la musica di Battiato?
Proprio questo non essersi mai fermato. Battiato ha trascorso lunghi anni a mettersi in gioco con le più ardite sperimentazioni, ha poi trovato il successo ma presto ha deviato da quella strada per cercarne altre, senza mai sedersi sugli allori, per asservire realmente alla sua funzione di artista che cerca sempre nuovi stimoli per sfamare la sua fame di conoscenza e accrescere quella di chi lo ascolta. Interfacciarsi con il percorso artistico di Battiato vuole dire crescere interiormente, evolversi. L’arte di Battiato è un qualcosa che penetra a fondo e cambia – in meglio – le persone. Un caso unico nel nostro paese dove una volta raggiunto il successo si rimane immobili sulle proprie posizioni per tutta la vita.
Domande spot: il disco più bello di Battiato (con giustificazione).
La musica di Battiato ha subito molti cambiamenti negli anni, proprio per il discorso che si faceva poc’anzi, segnalare quindi solo un disco è realmente arduo tanto è frastagliata la sua produzione. Ne citerei quattro; Sulle corde di Aries (1973) per il periodo sperimentale, La voce del padrone (1981) per quello pop, Fisiognomica (1988) per la successiva fase più intima e mistica e Genesi (1986) per il lavoro sulla composizione operistica.
La canzone più bella (con giustificazione).
Anche qui quasi impossibile sceglierne solo una, ci sono troppi mondi, tutti troppo interessanti, per potere isolare una sola scelta. Ne segnalerò di nuovo quattro che a mio avviso concentrano in pochi minuti tutta l’essenza (ma anche le varie sfaccettature) della sua arte; Prospettiva Nevski, Gli uccelli, L’ombra della luce e la classica La cura.
La canzone musicalmente più bella (con giustificazione).
Gli uccelli, senza dubbio, con quelle volute (e volate) di orchestra che la rendono un piccolo sogno a occhi aperti.
Ma tu ci hai lavorato insieme?
Purtroppo mai, ci conosciamo sommariamente, ci siamo parlati alcune volte ma mai collaborato.
Chi ha imitato di più l’inimitabile Battiato?
‘Imitare’ non è esatto, diciamo che ci sono artisti che hanno fatto tesoro della sua arte traslandola in un percorso personale, come ad esempio Max Gazze, Fabio Cinti, i Bluvertigo…
…ma come si fa rendere pop Sgalambro? O Battiato è un taumaturgo musicale oppure il mondo non è mai come ce lo figuriamo.
Franco ha la capacità unica di plasmare e rendere fruibili anche i materiali più ostici, ecco spiegato come sia riuscito a piegare le elucubrazioni filosofiche di Sgalambro e a inserirle nel suo tappeto musicale con grande perizia, ma soprattutto spontaneità. Tutto quello che fa Battito è spontaneo, è pura arte che scaturisce dal cuore, e come tale ha la capacità di toccare le anime di tutti.