Quale funzione hanno i Doodle se non quella di ricordarci che siamo vivi nonostante una pandemia in corso in un mondo già abbastanza ammaccato e ferito? Come Frate Indovino ci stimolano la curiosità di sapere di più sulle date che segnalano. Personaggi, avvenimenti, appuntamenti con la storia sono spesso sconosciuti. Pertanto, se la rete aiuta a trasmettere qualche pillola di conoscenza alla massa di persone interconnesse, sia benedetta. Solo così, infatti, abbiamo scoperto che il 18 febbraio del 1934 nasce Audre Lorde, poeta nera, lesbica, madre e guerriera. Nata ad Harlem, nella città di New York, da genitori di origine caraibica, la piccola Audry trascorre l’infanzia in piena crisi economica. Sono gli anni in cui Dorothea Lange ritrae i volti scarni dei migranti in fuga dalla siccità e dalla fame, mentre la popolazione di colore, già costretta a viaggiare su binari diversi da quelli dei bianchi, cerca di sopravvivere alla povertà e alle discriminazioni violente. Audry assiste a tutti i cambiamenti che porteranno gli Stati Uniti ai vertici dell’economia e della politica, dopo la Seconda guerra mondiale. Agli inizi degli anni Cinquanta, terminate le scuole parrocchiali del suo quartiere, si iscrive presso l’Haunter College e accede alle biblioteche di New York grazie al master in amministrazione libraria alla Columbia University.
Audrey, stanca di quell’imbarazzante e leziosa Y a fine nome diventa solo la Audre nera e lesbica e ne fa la sua forza: “così come il diamante proviene/ da un nodo di fiamme/io sono Nera perché provengo dall’interno della terra/ora considero le mie parole/ come fossero gioielli in piena luce” (Coal 1976). Si appassiona alla lotta politica e ai temi di giustizia sociale e razziale mentre conduce una sessualità vivace frequentando la scena lesbica di New York. Nonostante la sua attenzione sia rivolta soprattutto alle donne, decide di sposare Edwin Rollins, bianco laureato in legge e gay. Dalla loro unione nasceranno due figlie ma per Audre l’omosessualità è una vera e propria scelta di vita che porterà avanti con orgoglio e senza timore del pregiudizio. Nelle sue prime raccolte, infatti si risente molto del clima del sessantotto, dell’amore libero e innocente; nei suoi versi risuona l’eco di slogan in voga come “fate l’amore e non la guerra” o “mettete fiori nei vostri cannoni”, dei sentimenti universalistici, generosi e utopici tipici dei movimenti di quella fase storica.
Nel 1973 se ne esce con From a Land Where other People Live, che viene meritatamente premiato con il National Book Award. In questo lavoro celebra una mappa dell’identità femminile, proponendo attraverso la metrica e il linguaggio poetico una riflessione sistematica sull’idea di sorellanza, sul bisogno d’amore delle donne e il desiderio di un riscatto comune. E mentre il sessantotto si avvia verso una fine problematica che cancella slogan e cortei colorati, anche il mondo gay si adatta a un nuovo lessico dove il binomio Amore/Politica prevalgono su innocenza e purezza. Alla fase della Non Violenza segue quella in cui la violenza ha guadagnato una legittimazione anche da parte di chi fino a quel momento l’aveva rifiutata. In particolare il movimento nero. Infatti, già a partire dal ’64, si erano registrati scontri e rivolte nei ghetti delle grandi città come Los Angeles, Ditroit, ripresi soprattutto dopo il ’65 con l’omicidio di Malcom X.