07 Giugno 2018

Attenzione gente: un deputato ci costa più di un teatro (e 20 deputati insieme valgono il Piccolo di Milano)! Speriamo che il Governo ‘carioca’ ribalti la situazione

Incrocio un po’ di dati per capirci. Il nuovo Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – inciucio di per sé spaventoso dacché cultura e turismo, da sé, in separata sede, dovrebbero essere i cardini per garantire un futuro felice ai nostri figlioli & nipotini – si chiama Alberto Bonisoli, viene dalla Bocconi, speriamo di respirare boccate di aria pura. Il mio sogno è che la cultura possa vivere fiera e felice senza l’obolo di Stato – una museruola finanziaria – ma questi sono fatti miei. Per me lo Stato dovrebbe limitarsi a tutelare i ‘beni pubblici’ (Musei, Biblioteche etc.) della cultura morta; la cultura vivente la devono fare i vivi e basta, basta che lo Stato, appunto, permetta la vita senza rompere le palle (ergo: detassare, detassare, detassare e concedere spazi, e permettere l’accesso a progetti di vasta creatività). Entro nello specifico. Per un pezzo di vita – quella passata, evviva – ho fatto le suole al modo in cui il Ministero – sigla che pare l’attributo aramaico di un dio violento: Mibact – finanzia le attività teatrali attraverso il Fondo Unico per lo Spettacolo. Ora faccio un passo oltre. Documento n. 521 dell’altro ieri, il 31 maggio 2018, oggetto: “Ripartizione dello stanziamento FUS 2018 tra i vari settori nell’ambito Teatro”. Nell’anno in corso, leggo, “la somma da destinare a favore delle attività teatrali ammonta a euro 70.963.492,53”. Per semplificare: al teatro vanno 71 milioni. Meglio dell’anno scorso – erano 67 milioni e 664.568,57 euro. La grandinata euro finanzia un po’ di tutto, dal teatro canonico, come il Piccolo Teatro di Milano, la massima – e più ricca – istituzione teatrale italiana (l’anno scorso ha preso 4 milioni e 612.627 euro), a quello “di innovazione” (i più ricchi sono sempre quelli della ‘Raffaello Sanzio’ in Cesena con 375.817 euro) e “di innovazione nell’ambito della sperimentazione e del teatro per l’infanzia e la gioventù” (dove i più finanziati sono Accademia Perduta Romagna Teatro di Forlì con 471.981 euro), alle realtà molto più piccole, a cui arrivano le briciole, due lire (cito a caso: poco più di 20mila euro all’Associazione TrentoSpettacoli). Ma non è questo il punto, se siete guardoni, vedete tutto qui.

Vorrei bloccare la vostra attenzione sui 71 milioni destinati dallo Stato nel 2018 alle attività teatrali in un Paese, evviva, che ha insegnato il teatro al resto d’Occidente e che ha un teatro – aperto, si spera – in ogni borgo. A seconda di come leggete la cifra, la cifra cambia. Esempio. Io abito in un piccolo Comune di 36mila abitanti, Riccione, che prospera sul turismo – non certo con la cultura. Il Comune di Riccione, dal 2016, spende quanto lo Stato per tutti i teatri italiani e – cito da una recente comunicazione stampa – “muove circa 160 milioni di euro in entrata e in uscita”. Ecco che la spesa statale in attività teatrali diventa immediatamente irrisoria.

Ma è su un altro dato che voglio fermare la vostra attenzione. Spese pazze della politica. Un cavallo di battaglia di tutti, soprattutto del M5S. Giusto. A quanto ammonta “Il trattamento economico” di un deputato lo leggete bene qui. Cito qualcosa. “L’importo netto dell’indennità parlamentare, corrisposto per 12 mensilità, è pari a 5.246,54 euro”, che significa, al lordo, “10.453 euro”. A cui va aggiunta la “diaria” mensile, “pari a 3.503,11 euro” e un “rimborso delle spese per l’esercizio del mandato” di 3.690 euro. Poi ci sono le “spese di trasporto e spese di viaggio” (se il deputato usa l’aereo c’è “un rimborso spese trimestrale pari a 3.323,70 euro”), poi le “spese telefoniche” (“da 3.098,74 a 1.200 euro annui”), c’è anche l’“assistenza sanitaria” (“pari a 526,66 euro, destinata al sistema di assistenza sanitaria integrativa”). Continuate voi. Io faccio i conti della serva, al lordo, barando al ribasso. Se un deputato lavora come si deve, usando coerentemente la sua diaria e magari viene da Milano e deve pigliare l’aereo per andare in Parlamento, ci costa circa 225mila euro (gli ho scontato il telefonino). Quanto un teatro. Non scherzo. Il Teatro Ghione Soc. Coop. di Roma, l’anno scorso, è stato finanziato con 224.978 euro. Se mettiamo intorno a un tavolo 10 deputati arriviamo a cifre ben superiori al sostentamento del Teatro di Roma (1 milione e 945mila euro) o dello Stabile del Veneto (1 milione e 695mila euro). Se ne invitiamo 20, ci costano poco meno del Piccolo Teatro di Milano. Solo che i deputati sono 630. Fate i vostri conti. Ecco quanto vale la cultura in un Paese di incalliti arrivisti. (d.b.)

 

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