08 Marzo 2019

“Anche la nostra è bellezza e vogliamo combattere la discriminazione che ti fa sentire inadeguata per le tue imperfezioni”: Laura Brioschi e Benedetta De Luca discutono di Body Positive con Matteo Fais

Tra le tante battaglie, più o meno condivisibili, che vengono portate avanti di questi tempi, soprattutto da parte delle donne, ve n’è una in particolare che merita rispetto e supporto, quella che promuove il body positive. L’idea che vi debba essere un unico modello di bellezza – spesso peraltro meno sano di quanto appaia – è una follia che contravviene qualsiasi realtà del desiderio e della passione. L’imperfezione è sexy, la bellezza ha strane e apparentemente inconcepibili armonie.

È proprio per portare avanti questo felice messaggio di accettazione di sé, della propria irriducibile diversità, che un nutrito stuolo di ragazze provenienti da tutto il mondo è sceso in piazza – e precisamente in Piazza Duomo, a Milano – il 3 Marzo 2019, con un Flash Mob intitolato #BODYPOSITIVECATWALK. L’iniziativa è stata organizzata da Laura Brioschi, modella curvy e influencer con un impressionante seguito su Instagram. Al grido di “ci spogliamo dai pregiudizi”, Laura ha invitato tante ragazze a sfilare in intimo, offrendo allo sguardo del pubblico un tipo di grazia che spesso viene snobbata dalle passerelle e che ancora molti uomini tendono a escludere dal loro canone ideale.

Mossi da una sincera ammirazione per tanto coraggio e in piena condivisione degli ideali che l’hanno animata, siamo andati a intervistarla. A chiosa del dialogo, abbiamo avuto anche il piacere di risentire una nostra vecchia conoscenza Benedetta De Luca, modella affetta da agenesia del sacro, che per l’occasione si è unita alla gioiosa e festante brigata, con la sua sedia a rotelle, pervasa come al solito da una sconvolgente vitalità.

Laura, potresti spiegare il concetto di body positive?

Il body positive consiste nel volersi bene qualunque sia la propria fisicità e nel volersi migliorare sempre, ma senza ossessioni. Spesso è accostato al curvy – questa inedita categoria di bellezza –, ma il body positive deve riguardare tutti i corpi, compresi quelli con disabilità come nel caso di Benedetta De Luca. Il concetto è che ognuno può essere una bella persona, qualsiasi sia la sua forma.

Perché un flash mob?

Per la possibilità che dà di catturare l’attenzione. Con esso puoi comunicare tanto in pochissimo tempo, lasciando però qualcosa dentro, proprio come capita con una canzone. Per noi che lo abbiamo voluto la partecipazione è stata meravigliosa, sia dal punto di vista del pubblico che delle ragazze presenti. Venivano un po’ da tutto il mondo: Inghilterra, California, molte dalla Polonia.

Assistendo a un simile evento, cosa speri si generi negli spettatori?
La consapevolezza che ogni persona – e voglio dire davvero chiunque – può essere bella, se si sente tale. Io credo sia questo che ciascuno di noi dovrebbe comprendere: sentirsi belli è una questione di consapevolezza. Per me, per esempio, è stato così grazie a Instagram: vedendo tanti corpi reali, ho compreso di non “essere sbagliata” malgrado qualche chilo in più. A mia volta cerco di trasmettere un messaggio positivo a chi mi segue, magari anche semplicemente mostrandomi mentre sono in palestra e parlandone come di un’esperienza volta a migliorarsi. Le ragazze sono così incentivate a fare qualcosa per sé, a volersi bene, senza stare semplicemente a piangersi addosso. Vorrei riuscire a comunicare loro che effettivamente puoi riappropriarti della tua vita, anche se per lungo tempo ti sei sentita inadeguata.

In che senso una persona con un corpo come il tuo sarebbe discriminata, visto il numero di follower che hai e le campagne pubblicitarie per cui vieni contattata?

La discriminazione tocca diverse persone. Spesso la si subisce fin dall’infanzia, quando per esempio qualcuno ti chiama “cicciona”, o ti dice “sei brutta, io con te non gioco”. Queste cose si ripercuotono dentro giorno dopo giorno. Ci sarebbe poi una discriminazione in senso lato quando, per esempio nel caso di una modella, per due centimetri di fianchi in più, si riceve un rifiuto. Ma, più in generale, direi che discriminatorio è quando una persona ti fa sentire inadeguata per una tua caratteristica fisica. Nel mio caso si tratta prevalentemente di insulti ricevuti su Instagram. Per fortuna, a fronte di ciò, vi sono tante persone che mi seguono per quello che racconto, per la forza che trasmetto loro.

Cos’è la bellezza, Laura?

La bellezza è qualcosa di grandioso, una luce immensa che riesce a riempire una stanza, una piazza, e la si può trovare davvero in tante cose. Siamo così abituati a non cercarla più, a focalizzarci su certi standard di bellezza, da credere che in tutto il resto non vi sia. Bisognerebbe invece aprire gli occhi e riscoprirla, anche in noi stessi.

Si parla spesso di curvy, però su Instagram vedo che, in questa grande categoria, vengono fatte rientrare anche delle ragazze che, senza offesa, sono obese. Naturalmente non dico che le si debba discriminare, però il sovrappeso eccessivo può essere un problema per la salute.

Definire cosa sia il curvy non è semplice. Ci provai nel mio primo blog, nel 2014. Io lo identifico con l’armonia. Se uno volesse usare il termine in un senso specifico, diciamo più stringente, non farebbe altro che limitarsi ancora una volta a etichettare. Al contrario, è bello liberarsi delle etichette. La sola cosa importante per me è difendere ogni forma fisica e il suo miglioramento, seguendo una linea che risulti il più salutare possibile e aliena da qualunque ansia. Anche tra noi, in piazza, c’erano persone in sovrappeso, che però fanno concretamente qualcosa per la loro salute e noi le supportiamo evitando di giudicarle. Ci vuole molta attenzione nei loro confronti, molta delicatezza.

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Una domanda per Benedetta De Luca
Come ti sei sentita, a Milano, a sfilare in questo flash mob all’insegna del body positive?
Per la prima volta, libera. Libera dal pensiero di dovermi preoccupare del mio fisico così diverso dai canoni estetici imposti dalla società. Libera e bella, uguale alle altre. Eppure avevo messo in mostra la mia cicatrice alla gamba, cosa che non faccio vedere nemmeno al mare. Mi sono sentita libera di poterlo fare senza preoccuparmi di nulla, senza il timore di essere giudicata. Si respirava una tale energia quel giorno, era quasi magico. Ognuna con i suoi difetti, paure e incertezze, però unite eravamo forti e nessuno poteva farci sentire sbagliate. Eravamo fiere delle nostre imperfezioni e insieme abbiamo trovato il modo di valorizzarle. Io credo che, se eventi simili venissero organizzati un poco più di frequente, forse si potrebbero quantomeno arginare i problemi che derivano da certe fragilità, come l’anoressia e la bulimia. Essere sicuri di sé stessi, accettarsi, è davvero importante.

Matteo Fais

Gruppo MAGOG